II buon vino non conosce crisi Toso: «Moscato al posto del tè»

LAsti Docg chiude l’anno con oltre 102 milioni di bottiglie prodotte

Adele Palumbo di Torino Cronaca Qui scrive di Toso:

Alle spalle una storia di famiglia lunga un secolo, che si intreccia e corre insieme ai filari della vite. Di fronte a sé, la speranza che il 2022 possa essere un anno di crescita e nuove opportunità. Si definisce “un ottimista per natura” Gianfranco Toso, l’ad dell’omonima azienda leader nel settore del vino piemontese. L’attività dei Toso fu fondata nel 1910, del capostipite della famiglia, Vincenzo, e affonda le sue radici a Santo Stefano Belbo, dove le colline sono letteralmente rivestite dai filari del Moscato. «Negli anni 50 l’azienda si è sviluppata molto anche all’esterno» racconta Toso volgendo lo sguardo al passato. Oltreoceano non disdegnano un buon bicchiere di Moscato Asti, anche durante il pomeriggio. «In passato era considerato un vino da dessert — ricorda Toso -, ma ora lo proponiamo da bere lungo tutta la giornata e, specie negli Stati Uniti, riscuote un buon successo. Con un tasso alcolico di 5 gradi e mezzo è un prodotto che si può bere con leggerezza e non solo durante i pasti». E aggiunge una battuta: «Al posto dell’ora del tè potremmo istituire l’ora del Moscato d’Asti». Gli ultimi dati raccolti sul 2021 dal Consorzio ci mostrano come questo vino non conosca crisi, anzi. L’Asti Docg chiude l’anno con oltre 102 milioni di bottiglie prodotte e con un incremento dell’11% sul 2020. La crescita a doppia a cifra ha riguardato sia il Moscato d’Asti (+10%) che l’Asti Spumante (+12%). Anche l’azienda Toso non fa eccezione. «Siamo andati bene, abbiamo fatturato il 4% in più rispetto allo scorso anno — sottolinea l’amministratore delegato -. Non è male se si considera come sono andati i primi mesi del 2021. Fino a maggio eravamo in perdita». Guardando poi al 2022 Toso non perde il suo sguardo fiducioso: «Gennaio è partito in modo molto tranquillo. Non c’è stata una chiusura totale delle attività, ma ci sono tanti clienti che, a causa del Covid, hanno dovuto sospendere il lavoro. Diciamo che ci sono state delle “chiusure alternate”, ma speriamo che la situazione migliori quanto prima».